C'era una volta una mamma

che era andata lontano e che

aveva dovuto lasciare

i suoi bambini e il loro papà.

C'era una volta una mamma che era andata lontano e che aveva dovuto lasciare i suoi bambini e il loro papà. A volte nella vita si devono fare cose che non piacciono molto, perché non rendono felici e perciò bisogna essere coraggiosi ed affrontarle bene! Magari con l'aiuto di gente in gamba che abbiamo vicino.

Questa però non è una storia triste, alla fine le cose andarono molto bene per tutti, certo... con un po' di fatica: ma chi non ne fa, per arrivare alla meta e vincenti come campioni?

Un giorno la mamma, che da lontano seguiva tutte le cose per bene, mise nel cuore del papà un pensiero bello: poiché a lei piacevano le cose semplici e lievi, ecco... anche una piuma bianca poteva essere l'immagine, la parola d'ordine per tenersi vicini reciprocamente.

Era una cosa poetica, certo, ma non per questo meno vera, agli occhi del cuore. Quando vedevano una piuma leggera, tutti erano rassicurati che la mamma li aveva nel cuore: era un tenero gioco!

 

Una mattina il papà, che pensava spesso alla sua sposa lontana, uscì a sgranchirsi un po' le gambe in giardino. Il mattino era così limpido, la luce rosea dell'alba avvolgeva la collina e la pianura sottostante. Anche la montagna là dietro, sembrava meno imponente e severa.

Il papà, per riprendere forza e per pensare, si sedette con la testa fra le mani e il suo cuore sobbalzò: nell'erba verdissima dell'estate c'era una piuma leggera leggera, bianca e vaporosa che, nonostante la brezza, stava ferma lì, davanti a lui: lui non aveva mai visto una piuma in giardino!

Allora il grande papà sfiorò la piccola cosa e sorrise: «Buona giornata anche a te!», sussurrò.

 

Rincuorato riprese in mano la giornata di tutti i suoi figli, suonando la sveglia mattutina alla squadra. E la squadra arrivò e lo avvolse in un abbraccio: i loro occhi erano ancora più veri, perché riflettevano lo sguardo dell'amata sposa. E questa non era solo poesia.

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Il chicco sospirava:

«Non combinerò mai nulla di buono,

chiuso in granaio, nel sacco polveroso,

sono piccolo e senza speranze!».

Il chicco sospirava: «Non combinerò mai nulla di buono, chiuso in granaio, nel sacco polveroso, sono piccolo e senza speranze!».

Nel buio un topolino sgambettava qua e là curioso.

«Chi si lamenta?»; «Io, un chicco piccolissimo...»;

«Ciao chiccolino, non ti lamentare, via! Tu cosa vorresti fare?»; «Io vorrei diventare grande, grande e diventare un frutto come si deve! Ma chiuso qui, come vuoi che faccia?»; «Aspetta, aspetta e vedrai!», aveva buttato là il topolino dondolando i baffi.

Sconsolato e rassegnato il chicco si era addormentato, fino a quando un rumore assordante lo aveva svegliato, in una fredda mattina di novembre.

 

«Ehi, calma, che modi sono questi?».

In un battibaleno si era ritrovato in una zolla nera e fredda.

«Ma allora sono un seme!», esclamò il piccolino, pieno di speranza.

«Già... mettiti comodo, chicco di grano, e dormi ancora, ne vedremo insieme delle belle!», sussurrò la zolla, coprendolo come una calda coperta.

 

Poi era incominciata una danza, che lo aveva trasformato: il chicco non c’era più e al suo posto una piantina esile e verde aveva fatto capolino sul terreno.

 

Dopo qualche luna e qualche pioggia, chiccolino si era trasformato in una squadra allineata di chicchi piccoli e verdi: e la spiga di grano canticchiava all’unisono con il vento di primavera.

Finalmente era arrivato il sole caldo, che aveva maturato tutte le spighe nel campo e chiccolino si guardava attorno.

«Voglio proprio contarmi adesso che sono una spiga come si deve! Uno, due, tre... venticinque chicchi... settantadue... cento!!!».

 

«Ehillallah! – esclamò un topolino guardando la spiga di sotto in su – ma guarda chi si rivede, hai la stessa voce del mio amico chiccolino!».

«Già, topolino, sono io, anzi! Io non ci sono più, ora sono diventato una spiga e siamo cento chicchi!».

«Bravo, hai visto che non serve disperare, quando si vuol fare bene?».

Poi tra sé e sé sussurrò allegramente: «Mica male, un’impresa che da “uno” ottiene “cento”! Sempre straordinaria, Madre Natura!».

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