Favole per bambini dai 3 ai 90 anni, tratte dall'inserto fantasilandia

della rivista CITTA' NUOVA..(http://www.cittanuova.it/index.php?idsito=1)

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    Ciò che lo avviliva

    era quella vertigine

    durante il volo.

    Il suo era un caso serio,

    visto che era un angelo.

Ciò che lo avviliva era quella vertigine durante il volo. Il suo era un caso serio, visto che era un angelo. Volava senza difficoltà in Paradiso, ma la vertigine si presentava quando scendeva sulla Terra. Tuttavia, aveva voluto essere presente quando era avvenuto il fatto più straordinario che sia mai stato registrato sulla Terra: la nascita di un Dio. Il Bambino lo aveva guardato con una tenerezza infinita e lui aveva desiderato diventare un angelo custode, ma comprendeva che un angelo che abbia paura di volare sia considerato inaffidabile. Così, aveva imparato, poco a poco, a scegliere la rotta e giù a capofitto sulla Terra, dove volava basso e giocava con i bambini che incontrava. Tornare in Paradiso era semplice, bastava che prendesse lo slancio per ritrovarsi nella sua sede naturale; come l’onda, dopo essersi protesa sulla riva, naturalmente torna indietro per essere assorbita dal mare a cui appartiene.


 «Lancia quella palla!», diceva un bambino a un coetaneo e il piccolo angelo si mise a giocare, non visto, con loro. Mentre stava per fare un tiro, guardò in alto. «Cosa fa quella bambina sul davanzale di quella finestra?», si chiese, sobbalzando. «La finestra è al quinto piano! Non so volare fino al quinto piano. Non saprei calibrare lo slancio, potrei finire in Paradiso. Com’è bello il Paradiso! Magari fossi lì ora!». Si vergognò d’aver pensato di sfuggire il problema. «Mi saluta?». Si sollevò da terra e si fermò davanti alla bambina, restando sospeso a mezz’aria. Lei gli sorrise e lui ricordò quello sguardo che aveva visto in un una notte d’inverno. Poteva solo intrattenerla, canticchiando una di quelle nenie che divertono i bambini, finché arrivò la mamma della bambina e fu la fine di un incubo.

Ignorava il piccolo angelo che l’angelo custode della bimba era sempre stato pronto a intervenire, ma era importante che lui superasse quella prova per poter diventare a sua volta

un angelo custode.                

 Perché ho raccontato questa storia?

Perché quella bambina, che ora è una ragazza e non vede più

gli angeli, era mia figlia.

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Il lunedì mattina,

lo gnomo Sambuco

aprì gli occhi e guardò in su...

 Il lunedì mattina, lo gnomo Sambuco aprì gli occhi e guardò in su: «Com’è grigio il cielo, oggi! – disse –. Meglio continuare a dormire». E così dormì tutto il giorno.

Il lunedì mattina, la lumaca Pierina aprì gli occhi e guardò in su: «Com’è azzurro il cielo, oggi! – disse –. Chi dorme non piglia trifogli!». E così si alzò di buon’ora. 

Il martedì mattina, lo gnomo Sambuco aprì gli occhi e guardò in su: «Com’è grigio il cielo, oggi! – disse –. Non vien voglia di far niente!» E così non fece niente tutto il giorno.

Il martedì mattina, la lumaca Pierina aprì gli occhi e guardò in su: «Com’è azzurro il cielo, oggi! – disse –. Vien voglia di fare un sacco di cose». E così quel giorno fece un sacco di cose.

 

Il mercoledì mattina, lo gnomo Sambuco aprì gli occhi e guardò in su: «Com’è grigio il cielo, oggi! – disse –. Mette tristezza». E così fu triste tutto il giorno. 

Il mercoledì mattina, la lumaca Pierina aprì gli occhi e guardò in su: «Com’è azzurro il cielo, oggi! – disse –. Mette allegria». E così fu allegra tutto il giorno.

Il giovedì mattina, lo gnomo Sambuco aprì gli occhi… e vide la lumaca Pierina che passava di lì.

«Salve, bella giornata, vero?», gli disse la lumaca.

«Bella giornata?! Ma se son tre giorni che il cielo è grigio!».

«Grigio? Te lo faccio vedere io se è grigio!», esclamò Pierina.

 

Per fortuna la lumaca non aveva ancora fatto colazione, perciò aveva una gran fame. Salì sul fungo sotto il quale viveva lo gnomo e incominciò a rosicchiarne con foga il cappello finché, guardando in su, lo gnomo non vide più il disotto del fungo, che era tutto il suo piccolo “cielo”, ma vide il cielo vero: azzurro, luminoso, limpido, immenso, allegro. 

«Grazie! – disse lo gnomo abbracciando la lumaca –. Tu mi hai cambiato la vita!».

«Eh sì, la vita cambia… secondo l’ombrello sotto cui si vive!», commentò la lumaca e aggiunse: «Ci sono molti tra gli umani che vivono sotto il loro piccolo fungo, senza vedere il cielo, gli altri, la vita…

chi lo rosicchierà per loro?».     

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